Ormai da molti giorni il nostro staff tecnico-pedagogico è intensamente impegnato nella progettazione della riapertura dei servizi educativi per la prima infanzia, nell’intento di coniugare efficacemente la tutela della salute, con la qualità pedagogica. Un percorso che ci impegna non solo a livello di crescita professionale, ma pone costantemente tutti noi, insieme al personale educativo ed ausiliario, all’interno di una tensione autoformativa permanente. Del resto, sono i bambini stessi a sollecitare nell’adulto questa dimensione evolutiva perché educare è un lavoro di cura, cura della relazione con l’altro, ma anche e primariamente cura della relazione con sé.
Le neuroscienze ci insegnano che i primi tre anni di vita rappresentano un background importantissimo nella vita di ciascun individuo sotto ogni aspetto: affettivo, cognitivo, relazionale. E ci insegnano anche che ogni apprendimento ha luogo attraverso il gioco: per questo l’ambiente è un elemento così centrale al nido. Ambiente inteso sia come contesto fisico, sia come “clima” relazionale tra tutti gli attori coinvolti.
Ogni volta che un bambino e la sua famiglia iniziano l’ambientamento, una nuova storia relazionale entra nell’ecologia del nido. Il primo ingresso al nido rappresenta un delicato momento di ri-definizione relazionale nel quale adulti e bambini, genitori ed educatori, sono partecipi di un’esperienza molto intensa ed emotivamente coinvolgente.
Entrare al nido è un’occasione per riflettere, ripensare e rileggere la complessità e la ricchezza di questo momento come evento di transizione, carico di significati, un’esperienza che pone il bambino, insieme ai suoi genitori, “al bivio dei possibili”.
Il nido si configura come uno spazio “buono”, aperto, partecipato, capace di accogliere il bisogno di intimità e di relazioni diversificate, capace di raccontare quale immagine di bambino ha sollecitato la sua organizzazione, un nido che narra le storie di affetti e di legami e custodisce in sé la memoria per immaginare il futuro…
Francesca Meacci
Pedagogista Rete Lilliput