Il Covid-19 ha stravolto le vite di ognuno di noi. Ha imposto un nuovo modo di vivere. Ha portato via il gusto di un abbraccio e lasciato la paura per sé e per gli altri. È cambiato anche il modo di lavorare, ma non è mutata la professionalità, la dedizione e la passione degli operatori di Polis cooperativa sociale.
Uno dei settori in cui gli operatori e i soci lavoratori sono stati impegnati senza sosta è quello dell’assistenza domiciliare degli anziani. Un servizio svolto da un numero di operatori che varia da 35 a 40 e che nel territorio perugino ha in carico 90 anziani affiancati direttamente da operatori Polis; tra i 350 e i 400 anziani assistiti dal servizio territoriale, in cui Polis opera all’interno del consorzio Auriga.
“È stato un anno molto particolare, durante il quale abbiamo dovuto affrontare la paura dei nostri utenti e la nostra. Abbiamo dovuto svolgere il nostro lavoro che è fatto anche di ascolto. In questo periodo i nostri utenti sono rimasti chiusi in casa, isolati volontariamente dalle famiglie e dalle conoscenze, perché presi dalla paura di essere contagiati o di contagiare Annarita Gigli, operatrice nell’assistenza domiciliare per anziani – Non volevano ammalarsi, giustamente, e così tutto è diventato più difficile. La paura ha colpito i rapporti personali, si sono persi i contatti umani, ci si è dimenticati del contatto fisico: prima era la norma un abbraccio, una stretta di mano, adesso niente più. Anche la mascherina è una barriera che ti priva di un sorriso. La fiducia non è mai venuta meno, solo paura che ha portato con sé la solitudine e di quella ce n’è tanta, soprattutto per gli anziani”.
“Dopo un’estate in cui ho visto occhi felici, ricominciare con il distanziamento e la lontananza da parenti e amici, si è tradotto in stanchezza nell’animo, impazienza, stati d’ansia, depressione e solitudine – racconta Simonetta Tosti, operatrice Polis – Prima c’erano i laboratori ricreativi al Cva, momenti aggregativi o di socializzazione, adesso non c’è nulla di tutto questo. Momenti che mancano anche a me. Per Natale non si è fatto nulla. Pensate a cosa vuol dire passare le feste da soli? Quando andiamo a casa loro si parla solo di Covid, delle notizie che riguardano il vaccino, se farlo o meno. Sono sempre più un punto di riferimento. A volte si tratta di persone sole, con reti familiari povere, quindi la nostra presenza è fondamentale: ‘Finalmente ti sei fatta viva’ mi ha detto un utente dopo un po’ che non ci vedevamo”.
Simonetta Tosti, oltre che operatrice Polis, è impegnata con il Banco alimentare e la Caritas diocesana. In quei luoghi la crisi umana, sociale ed economica, si tocca con mano. Anche qui gli anziani hanno un ruolo, di ancora di salvezza.
“Il primo lockdown è stato devastante. C’erano file scioccanti, di 40-50 persone, all’emporio. Persone di cui prima non sapevamo nulla. Ci siamo ritrovati con mamme che chiedevano aiuto perché il figlio aveva perso il lavoro ed era tornato a casa perché non poteva pagare l’affitto o mangiare. In alcuni casi interi nuclei familiari, padre, madre e figli, che sono tornati dai genitori per superare l’emergenza grazie alla pensione dell’anziano genitore. Tantissime persone che non possono pagare le bollette delle utenze e affitti, che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese. All’emporio sono state tante le attivazioni di pasti a domicilio, da parte del Comune di Perugia e gestiti dai volontari, per utenti con difficoltà economiche. Stiamo affrontando un’emergenza che non è solo sanitaria, con tanti morti, ma anche economica, sociale e umana”.