Il progetto “ABC bambini bene comune” si è rivelato una sfida nella sfida. Ideato per ridurre le disuguaglianze socio-culturali, affrontare le questioni educative e le pari opportunità, si è trovato ad affrontare l’emergenza sanitaria da Covid-19 e l’ampliamento del divario tra le classi sociali e i territori. Dopo un intero inverno di incontri in presenza, per via telematica e poi di nuovo in presenza, si può dire che la sfida è stata vinta.
Realizzato con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia nell’ambito del bando Welfare 2019 che vede come capofila Polis cooperativa sociale in partenariato con l’associazione La Compagnia di re Artù, Comune di Valfabbrica, Istituto Comprensivo San Benedetto Valfabbrica, l’Istituto Comprensivo di Sigillo e il coinvolgimento dei Comuni di Sigillo e Scheggia, “ABC bambini bene comune” si è proposto come un patto educativo che ha coinvolto il territorio, le famiglie, la scuola, le istituzioni e il mondo del volontariato, e attraverso la narrazione e la drammatizzazione, è stata proposto la ricostruzione di quel legame di relazione sociale ed emotiva che è mancato ai bambini durante la chiusura delle scuole, ma ha anche riannodato i fili intergenerazionali e comunitari.
“La narrazione è un elemento fondamentale, soprattutto in questo progetto, perché fornisce argomenti importanti a partire dal luogo dove ritrovarsi per raccontare storie e favole – afferma Cristiano Schiavolini, educatore Polis – Abbiamo rimodulato il percorso a causa del Covid, ricostruendo relazioni e rapporti, tra enti, come il Comune di Valfabbrica, per coordinare le attività sociali, e i vari partner come l’associazione Re Artù e la scuola”.
Nei mesi difficili del lockdown l’azione non si è fermata, proseguendo nella costruzione di relazioni interpersonali, creando rapporti che vadano oltre il servizio, puntando sull’arricchimento interpersonale e sulla relazione umana.
“Il ritorno in presenza è stato fondamentale – prosegue Schiavolini – C’era la voglia di tornare a stare insieme, un forte desiderio di ritrovarsi e di creare momenti di comunità, creare un cordone per mantenere viva l’esperienza, il desiderio di continuare ad esistere, unire la comunità in un progetto educante”.
I percorsi narrativi hanno avuto una media di partecipazione di 14-18 bambini in presenza, mentre online i numeri sono stati più ampi. “La narrazione è stato il momento fondamentale del progetto – racconta Massimo Presciutti, educatore Polis – L’ascolto delle storie è stata la parte più coinvolgente sia per i bambini, sia per i genitori che si sono lasciati coinvolgere. È stata una sfida anche per noi, come il registrare una favola e poi condividerla con oltre 400 persone sui social. Un’esperienza faticosa, ma intensa e appagante”.
L’avvento del Covid si è rivelato una vera frattura che ha obbligato a rivoluzionare il progetto, “ma nonostante tutto possiamo dire che è ben riuscito e gli obiettivi sono stati raggiunti, cioè portare risorse dove mancavano – ricorda Patrizia Targa, educatrice Polis – Abbiamo cercato di fornire risposte diverse in base alle richieste del territorio, soprattutto dove c’è stata meno attenzione politica e sociale nel tempo. I bambini hanno partecipato con entusiamo e partecipato al progetto ascoltando i racconti proposti, ma anche noi siamo tornati a vivere tramite quei racconti. Dalle crepe prodotto dal Covid è filtrata una nuova luce e abbiamo tutti trovato nuove risorse. E nello sguardo dei bimbi abbiamo trovato tante risposte”.