Immaginate una residenza sanitaria assistenziale che ospita 65 persone, con diverse patologie e con assistenza differenziata. Persone che hanno pochi contatti con l’esterno in tempi normali e che, a causa del Covid19, adesso da quasi due mesi non vedono i figli e i nipoti. Il loro unico punto di riferimento è costituito dal personale della struttura, medici, infermieri, operatori socio sanitari, educatori. Sono loro che ogni giorno cercano di affrontare, con serenità, il lavoro, senza farlo pesare sui pazienti.
Questo è il racconto, corale, di Rita Coni (educatrice), Valentina Ledda (infermiera), Brunella Porcu (coordinatrice infermieristica), Alessandro Rundini (referente operatori socio sanitari), Erica de Blasi e Monica Porcu (educatrici) delle strutture Gersia, in Sardegna.
“Con il Coronavirus è cambiato l’approccio, non c’è paura, ma tensione sì, perché non possiamo permetterci alcuna disattenzione in quanto siamo gli unici che entrano ed escono dalla struttura, i cui i pazienti sono come blindati, per la loro salute. Il protocollo è, quindi, strettissimo sia quando prendiamo servizio sia a casa, dobbiamo limitare i contatti anche con i nostri familiari per preservare tutto e tutti. Con mia madre anziana a casa mangiamo a turno”.
Il lavoro è sempre lo stesso, si potrebbe dire, ma c’è uno stimolo in più per tutti gli operatori: evitare che la tranquillità degli ospiti non venga intaccata dalle norme di sicurezza. “Dobbiamo essere sereni noi per far sì che anche gli ospiti lo siano. Ogni nostra mossa è seguita e se c’è qualcosa che non va viene subito percepita. Dobbiamo ricordarci che la loro routine è stata spezzata dal divieto di accesso dei parente nella struttura, che non vedono i loro familiari da quasi due mesi. Le visite sono un momento particolare, necessario per il loro benessere. Per fortuna c’è una equipe che lavora bene, integrando le necessità: ci sono le educatrici che mantengono i rapporti con i familiari attraverso la tecnologia delle video chiamate, mentre il personale medico è attentissimo a monitorare la salute degli ospiti e riferire ai parenti. Limitare l’ansia, far scorrere il tempo serenamente, attenti ai bisogni degli ospiti. Questo è il nostro unico pensiero”.
L’ospite rimane, quindi, al centro del lavoro del personale sanitario, degli educatori e degli psicologi, impegnati ad intervenire sulla comprensione della situazione da parte dei pazienti e sul passare del tempo a fronte dei cambiamenti introdotti.
“la tecnologia ci sta aiutando molto ad allietare le giornate dei nostri ospiti, a mantenere attiva la rete familiare. Le giornate sono lunghe, però, e allora cerchiamo di trascorrerle nel miglior modo possibile, mantenendo un clima festoso e stimolante. Quando possiamo organizziamo attività all’aperto, tipo il giardinaggio o attività ludiche. Tutto viene fotografato e videoripreso, così anche i parenti sono partecipi. Molti ci ringraziano per queste attività che possono vedere. La richiesta che molti degli ospiti hanno fatto e che è stato subito esaudita, riguarda la messa, che adesso seguono in tv, recitando il rosario una volta a settimana. Un momento importante, perché li tiene legati alla realtà”.